"SOLO L'ASSENZA DI CERTEZZE PUÒ AIUTARCI A RESTARE LIBERI"
(Roberto Esposito)

domenica 13 settembre 2020

SEMBRA UNA MELA, CHE COS’È?

Seguo da parecchi mesi alcuni gruppi che si occupano di botanica con  intento culturale, divulgativo, didattico, conoscitivo e affianco a veri esperti, conoscitori preparati, ho scoperto un frequente allontanamento di molti dal rapporto istintuale dato dai sensi nei confronti di quello che ci circonda.

Mi spiego: si leggono spesso richieste di identificazione  che lasciano perplessi, ma come facciamo ad avere così poca fiducia in noi stessi? Non siamo più capaci a volte di fare il collegamento tra un profumo che non può non essere noto a tutti e la relativa pianta, fra il frutto comprato al supermercato e lo stesso frutto trovato in natura.


È come se non ci fidassimo più dei nostri occhi del nostro naso, come se la natura ci intimidisse, e se un anguria non è sul banco del fruttivendolo non siamo più capaci di credere nel nostro istinto e riconoscerla.


Abbiamo paura di stropicciare tra le dita una foglia di alloro e dire si è alloro lo posso mettere nell’arrosto. Non riconosciamo più una prugna o una mela selvatiche, una foglia di menta ci imbarazza.

Però abbiamo voglia di conoscere e riconoscere e chiediamo e questo è consolante.

Io però mi fido, e voi?

6 commenti:

Sara ha detto...

È bello identificare le piante difficili, non quelle comuni.

Vera ha detto...

Oh sì sì! tu per come ami il tuo giardino sarai bravissima con i nomi delle piante e anche io sono piuttosto bravina (più per le spontanee e i funghi che per le ornamentali) è per quello che mi lasciano allibita certe richieste di identificazione che vedo nei gruppi, assisto ad uno scollamento totale tra persone e ambiente. Una menta incontrata lungo un fosso lascia stupite molte più persone di quello che si immagini, al punto di non esere riconosciuta come tale. Non è in una confezione da erboristeria e allora non la riconosco...
Per fortuna almeno quelli che chiedono dimostrano la voglia di ricucire questo strappo. Io sono fortunata, cresciuta tra boschi erbe funghi e alberi con un padre curioso ed appassionato di erboristeria e micologia. Un finferlo per me bambina non era un finfero ma un cantharellus cibarius.

Sara ha detto...

Come chi compra le zucchine a gennaio e si lamenta che sono care.
O i pomodori olandesi che la grande distribuzione propina tutto l'anno.

Vera ha detto...

E in generale la natura fa paura una delle domande più ricorrenti è: "Ma è tossica?" Altra domanda classica è "Ma è commestibile?" Sembra che la gente debba brucare in giro per prati e giardini :D

Grazia Cacciola Erbaviola ha detto...

Da tanti anni noto questo grande burrone che si amplia sempre di più. Mi sono sentita chiedere se mi fidavo a mangiare le verdure del mio orto, visto che ... era piovuto! Ho risposto "le lavo" e mi hanno guardata come se avessi suggerito di sconfiggere l'Ebola con acqua e sale. In una trasmissione in cui ero ospite per parlare di coltivazioni sostenibili, hanno deciso che fosse il caso di passare in diretta l'opinione di uno spettatore che "io non mi fido e allora cuocio tutto!". Immagino che buona l'insalata di lattuga lessa. La migliore però è stata una signora che anni fa mi ha chiesto se secondo me ci sarebbe stato l'albero di melanzane sul suo terrazzo, voleva tanto coltivarsele da sola. Non parlo di gente stupida o ignorante, anzi, erano tutte persone normali, con una certa intelligenza nei loro ambiti. Ma completamente distaccati dalla parte naturale.

Vera ha detto...

Grazie Erbaviola, mi consoli e mi preoccupi. Mi consoli perché confermi la mia percezione, quindi non sono io ad inventarmelo, mi preoccupi perché anche tu senti questo distacco sempre più ampio tra mondo reale e mondo percepito.
Ricordo però che quando ero bambina (sono di parecchio più vecchia di te) avevo letto un articolo in cui si diceva che nelle grandi città molti bambini erano incapaci di associare il latte alle mucche, ma sapevano tutto dei leoni, niente di strano che una volta cresciuti immaginino alberi di melanzane.
Ho avuto un moroso che frequentava come me il primo anno di agraria a BO; non aveva mai realizzato che una mucca per fare il latte dovesse prima partorire, pensava che il bue fosse (sic)"il marito della mucca" e quando gli ho chiesto chi pensava allora che fosse il toro mi ha guardato stralunato.
Ma era un ragazzo dolcissimo e gli ho voluto molto bene lo stesso :)