Ovvero cerchiamo di riprenderci.
Questo blog deve sentirsi come un vecchio maglione a cui sei affezionato ma che non metti più da anni, sempre li nell’armadio, quando ti capita tra le mani lo giri e lo rigiri, ne saggi con le dita il filato per sentire se si è infeltrito, controlli che non ci siano rosure di tarme, te lo appoggi alle spalle e pensi: –Bello.– Poi lo pieghi e lo rimetti via.
E li rimane.
Ecco, così capita a queste pagine, di tanto in tanto me le trovo davanti, rileggo qua e là e penso: –Bello avere un blog.– Poi chiudo la pagina. E li rimane.
Eppure talvolta mi succede di aver voglia di scriverci qualcosa, per esempio tempo fa in uno dei rari giri fatti quest’anno ho visto uno dei più begli alberi che mi sia capitato di incontrare, non mi sarebbe dispiaciuto farvelo vedere, ma non lo ho fatto.
Come non ho pubblicato le foto dei voraci scymnus che hanno salvato il mio bel ibisco da un massiccio attacco di pidocchi
Nemmeno quelle più importanti di una manifestazione incontrata per caso dove donne, ragazzini e uomini curdi chiedevano la nostra attenzione per la tragica condizione del loro popolo fiero.
Adesso però il maglione lo ho tolto davvero dall’armadio e ne ho cambiato il destino sottraendolo all’oblio; vediamo di fare altrettanto con il blog.
Dunque cominciamo proprio da li ecco
IL MAGLIONE DI EDY

Ma sono ciabatte!
No, sbagliato, questo è il maglione di Edy finalmente uscito dall’armadio.
Dopo esserne uscito se ne è andato in lavatrice a 90° passando dalla taglia adatta ad un uomo di un metro e ottantacinque a quella per un bimbo, ma bello spesso ed infeltrito, da li è finito sotto le forbici, la macchina da cucire ed infine sui miei piedi.
A qualcuno il risultato è piaciuto molto, infatti ha tentato di mangiarselo.
A presto, spero.