Reggio Emilia 7 luglio 1960
Lauro Ferioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli
QUI la versione degli Stormi Six
Sto leggendo in questi giorni il romanzo di Renata Viganò "L'Agnese va a morire" libro importante, bello e commovente, che conoscevo ma che leggo adesso per la prima volta. E' un caso che io lo abbia tra le mani proprio ora, ma mi pare una coincidenza bella, appropriata. Un libro giusto per ritrovare le origini dei fatti accaduti 15 anni dopo, nel luglio di cinquant'anni fa, sempre in Emilia Romagna.
QUI un po' di storia se avete voglia di leggere
Scrive Pier Paol Pasolini a proposito della poesia riportata di seguito:
Le radici del Luglio
Sotto questa poesia, ho voluto apporre, ben chiara e circostanziata, la data - aprile 1960: cosa che di solito non faccio mai: anche perché le mie poesie restano in laboratorio tanto tempo, che in realtà finiscono con l'essere scritte e riscritte varie volte, e la loro data di solito abbraccia un'annata o due di lavoro. […] In questo caso la data l'ho messa bene in vista solo per dare alla poesia una giustificazione politica: volevo cioè ricordare al lettore che aprile non è luglio, che la formazione del governo Tambroni non è la cacciata del governo Tambroni, e che la spocchia dei neofascisti non è la sconfitta dei neofascisti. L'indignazione politica contenuta in questi versi può sembrare un poco pessimista e dolorosa: ma lo credo! Niente, in quel momento in cui li ho scritti - lo scorso aprile - autorizzava ad avere una specifica: la speranza di un sollievo immediato almeno dalla vergogna del "revival" fascista. Se riscrivessi ora sullo stesso argomento non potrei non tenere conto, certamente, del significato di questa estate politica: del fatto cioè che quella mia indignazione, che io credevo ristretta a pochi memori, è invece condivisa da una grande maggioranza di italiani, tra cui soprattutto, i giovani: quelli di Genova, quelli di Reggio, quelli di Roma, quelli di Palermo. Ciò non significa che mi abbandonerei a un facile ottimismo: questo mai. Né credo potrei mai cancellare in me l'impressione che quello che hanno fatto i fascisti e i nazisti nel mondo è stato così disumano, da presentarsi come una piaga di non facile guarigione nel corpo dell'intera umanità. […]”
Vie Nuove, 29 ottobre 1960
La croce uncinata
Da molte notti, ogni notte,
passo sotto questo tempio, tardi,
nel silenzio dell'aria
del Tevere, tra rovine scomposte.
Non c'è più intorno nessuno, allo scirocco
che spira e cade, fioco tra le pietre:
forse ancora una donna, laggiù, e dietro
il bar di Ponte Garibaldi, due tre poveri
ladri, in cerca di dormire, chissà dove.
Ma qui, nessuno: passo veloce,
rotto da una notte tutta ansia e amore:
non ho più niente nel cuore
e non ho più sguardo negli occhi.
Eppure, quest'immagine, col passare delle notti,
si fa sempre più grande, più vicina:
ecco lo spigolo, liberty, contro la turchina
distesa del Tevere: ed ecco i poliziotti
che piantonano il tempio, tozzi e assorti.
Li vedo appena, coi loro cappotti
grigiastri, contro un albero secco,
contro i bui scorci del ghetto:
e colgo una breve luce, negli occhi
umiliati dal loro goffo sonno di giovinotti:
una accecata stanchezza che vede nemici
in ognuno, un veleno di dolori antichi,
un odio di servi: restano indietro,
soli come lo scirocco che vortica tra le pietre.
Una vergogna, triste come la notte
che regna su Roma, regna sul mondo.
Il cuore non vi resiste: risponde
con una lacrima, che subito ringhiotte.
Troppe lacrime, ancora non piante, lottano,
oltre questi umilianti quindici anni,
dentro le nostre dimentiche anime:
il dolore è ormai troppo simile al rancore,
neanche la sua purezza ci consola.
Troppe lacrime: a coloro che verranno
al mondo, per molto tempo ancora
questa vergogna farà arido il cuore.
Aprile 1960
5 commenti:
Ieri là, ma non è detto che quel ieri non ci tocchi riviverlo domani o dopodomani, vedendo come si stanno mettendo le cose, sotto sotto, quel domani potrebbe essere uguale a quel ieri. Ciao
Appunto Mauri, è per quello che bisogna tenere la memoria esercitata.
Buon miele
bellisssimo questo incontro storia e poesia, dà molto da pensare
testimoniare sempre è il nostro compito e tu lo assolvi con grande intelligenza
grazie, marina
Marina, da una bloggher raffinata quale tu sei, i compilimenti sono veramente graditi.
Bellissimo post Vera, la memoria ci fa capire meglio chi siamo e da dove veniamo, in quanto al libro "L'Agnese va a morire" beh, è un concentrato incredibile della realtà di ieri......non troppo diversa da quella di oggi con qualche piccolo DISTINGUO, ma più o meno...un saluto!
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